Secondo uno studio condotto da Greenpeace US e pubblicato ad inizio settimana, il riciclo dei rifiuti di plastica, che è ancora in aumento, è in calo negli Stati Uniti. Anche la Francia è ancora in ritardo in materia.

Come funziona il riciclaggio della plastica?
Se ai suoi inizi, questo materiale multiuso è salito al rango di un’invenzione grandiosa, è rapidamente precipitato a quello di un flagello ambientale ingestibile.
D’ora in poi, stiamo cercando a tutti i costi di sbarazzarcene, almeno per i nostri usi quotidiani: normativa sull’abolizione delle cosiddette plastiche “monouso“, alternative propagandate come più ecologiche delle “bioplastica“, o anche trattamento e riciclaggio dei rifiuti prodotti.
La prima opzione consiste ad esempio, per mezzo di leggi, nel vietare la commercializzazione di più prodotti usa e getta come stoviglie, sovraimballaggi, borse… La seconda pone interrogativi in più aspetti: disponibilità di seminativi, metodi agricoli inquinanti, vaghezza intorno al grado, velocità o contesto di degrado degli oggetti… Infine, quest’ultimo ha ancora delle lacune.
In uno studio pubblicato all’inizio di questa settimana, Greenpeace ha considerato il riciclaggio dei rifiuti di plastica una “finzione“.
Da questa analisi effettuata negli Stati Uniti, infatti, sembra che sia in calo, mentre la produzione del famoso materiale è in aumento.
Nel 2021, le famiglie americane hanno generato circa 51 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, di cui solo 2,4 milioni sono stati effettivamente riciclati.
Secondo lo stesso rapporto, questo ritardo è dovuto a cinque carenze: la quantità di rifiuti in circolazione, la disparità di materiali che richiedono trattamenti diversi, lo stesso processo di riciclaggio inquinante, l’impossibilità di riutilizzare queste plastiche riciclate a scopo alimentare a causa di rischi per la salute e infine, il costo ancora troppo alto del riciclo, mentre le nuove plastiche “sono molto più economiche da produrre, per una migliore qualità“, assicura l’Ong.
Quali sono le modalità di trattamento dei rifiuti di plastica?
In concreto, cosa succede ai rifiuti quando vengono gettati? In teoria ci sono quattro opzioni di trattamento, classificate come segue: “Il riutilizzo, poi il riciclaggio, seguito dal recupero energetico e, infine, smaltimento,cioè discarica.
Riciclo primario, riciclo secondario
Per quanto riguarda il riciclaggio, i rifiuti di plastica vengono prima raccolti e poi frantumati, fusi e lavati. Tecnicamente è poi necessario separare i diversi componenti del prodotto per creare un nuovo materiale.
Si parla quindi di riciclo cosiddetto “primario”, consistente nel ricreare un nuovo prodotto simile ai rifiuti, di solito l’opzione scelta per esempio per le bottiglie di plastica. Il riciclo secondario è il più comune: consiste nel trasformare il materiale in granuli per essere infine destinati ad una diversa applicazione.
Riciclo chimico, riciclo meccanico
Queste due categorie, primaria e secondaria, rientrano in una forma di riciclaggio “meccanico“. Al contrario del riciclaggio “chimico“, viene utilizzato per il 99% dei rifiuti di plastica.
Tuttavia, presenta alcune limitazioni, che richiedono in particolare una raccolta rigorosa e materiali semplici. Esiste infatti una varietà molto ampia di materie plastiche, si differenziano in base ai polimeri utilizzati e agli additivi che contengono; coloranti, filtri UV, stabilizzanti termici ecc.
In effetti, la plastica nel suo insieme non ha una ricetta universale. La composizione dei prodotti, miscelando diverse resine e altri additivi, li rende più difficili da riciclare.
Il riciclo chimico, “ancora emergente”, permette di superare questi ostacoli e superare materiali più complessi.
Si tratta quindi di convertire i rifiuti in liquidi o gas: cherosene, gasolio, fertilizzanti, insetticidi… Tecnicamente l’idea è di tornare alla struttura iniziale del polimero. Questo può essere fatto con diversi processi, come la ‘depolimerizzazione’.
Se tende a svilupparsi, questo processo è ancora marginale a causa in particolare dei suoi costi elevati.