Che tipo di contratto di affitto devo avere per fare la residenza

Scopri subito quale contratto di affitto ti serve per la residenza

Stai per trasferirti in una nuova casa in affitto e ti chiedi quale tipo di contratto ti serva per poter richiedere la residenza? La risposta è più semplice di quanto pensi: non esiste un unico contratto “giusto”, ma è fondamentale che il documento che firmi abbia delle caratteristiche precise per essere accettato dall’ufficio anagrafe del tuo nuovo Comune.

Il requisito essenziale per poter iscrivere la propria residenza in un’abitazione è dimostrare di viverci stabilmente, in quella che la legge definisce “dimora abituale“. Il contratto di affitto è proprio uno dei documenti principali che attestano questo diritto.

Scopri subito quale contratto di affitto ti serve per la residenza

Quali contratti di affitto sono validi?

In linea di massima, quasi tutte le tipologie di contratto di locazione ad uso abitativo ti permettono di richiedere la residenza. Vediamo le più comuni:

  • Contratto a canone libero (4+4): È la forma più diffusa e stabile. Avendo una lunga durata, è perfetto per dimostrare l’intenzione di stabilirsi in modo duraturo.
  • Contratto a canone concordato (3+2): Anche questo tipo di contratto, con la sua durata pluriennale, è pienamente valido per la richiesta di residenza.
  • Contratto ad uso transitorio: Qui sorge spesso il dubbio. Nonostante la sua natura “temporanea” (da 1 a 18 mesi), anche il contratto transitorio permette di chiedere la residenza. Se l’appartamento in affitto diventa a tutti gli effetti la tua dimora abituale, hai il diritto di iscriverti all’anagrafe, indipendentemente dalla durata del contratto.
  • Contratto per studenti universitari: Simile al transitorio, è pensato per esigenze specifiche. Anche in questo caso, se lo studente stabilisce la propria dimora abituale nell’alloggio, può procedere con la richiesta di residenza.

Anche altre forme di accordo, come il contratto di comodato d’uso gratuito (la concessione di un immobile a titolo gratuito) o un contratto di subaffitto, possono essere utilizzati, a patto che siano regolarmente registrati.

Il requisito indispensabile: la registrazione del contratto

Indipendentemente dalla tipologia, c’è un passaggio che non può assolutamente mancare: il contratto di affitto deve essere regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate.

Quando presenterai la domanda di residenza in Comune, ti verrà richiesto di esibire il contratto firmato e la ricevuta di avvenuta registrazione. Un contratto “in nero”, ovvero non registrato, non ha alcun valore legale e non potrà essere utilizzato per la pratica anagrafica. La registrazione è un obbligo del proprietario di casa, ma è una responsabilità solidale: anche l’inquilino può essere chiamato a rispondere.

Il proprietario può impedirti di prendere la residenza?

Assolutamente no. Il proprietario dell’immobile non può in alcun modo vietare all’inquilino di stabilire la propria residenza nell’appartamento locato, a condizione che questo sia effettivamente la sua dimora abituale. Qualsiasi clausola contrattuale che vieti il cambio di residenza è da considerarsi nulla.

In sintesi, per richiedere la residenza non devi preoccuparti tanto del “tipo” di contratto di affitto, quanto della sua validità formale. Assicurati che il contratto sia scritto, firmato da entrambe le parti e, soprattutto, registrato all’Agenzia delle Entrate. Con questi elementi in regola, potrai avviare la pratica di iscrizione anagrafica senza problemi.

By Redazione Campania

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