Improponibilità e Improcedibilità della Domanda: Due Muri nel Processo Civile

bilancia della giustizia con un segnale di stop e un punto interrogativo

Nel labirinto del diritto processuale civile, si incontrano concetti che, pur sembrando simili, segnano confini ben definiti per l’accesso e la prosecuzione di una controversia in tribunale. Tra questi, la differenza tra improponibilità e improcedibilità della domanda è un elemento cruciale, non solo per gli addetti ai lavori ma anche per chiunque voglia comprendere fino in fondo i meccanismi che regolano la giustizia italiana. Entrambe impediscono al giudice di arrivare al “merito” della questione, ma agiscono in fasi diverse e per ragioni sostanzialmente opposte.


L’Improponibilità: Il Vizio Originario della Porta d’Ingresso

L’improponibilità della domanda si configura come un vizio originario, un ostacolo che preesiste all’avvio del giudizio o che si manifesta immediatamente alla sua introduzione, ancor prima che il processo possa dirsi validamente avviato verso la decisione finale. Si tratta, in sostanza, della mancanza di un requisito fondamentale per l’esercizio stesso dell’azione in giudizio, un “lasciapassare” che il legislatore ha ritenuto indispensabile.

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Quando la Domanda È “Non Presentabile”

Il concetto di improponibilità non è esplicitamente e sistematicamente definito nel Codice di Procedura Civile (c.p.c.) in termini generali, ma emerge da singole disposizioni normative che, in ambiti specifici, subordinano l’avvio della causa all’adempimento di precisi oneri. In questi casi, il diritto di agire in giudizio è condizionato all’esistenza o all’esperimento di un presupposto esterno al processo.

Un esempio emblematico, anche se non più vigente nella sua formulazione storica, era la necessità di esperire il tentativo obbligatorio di conciliazione nel rito del lavoro (ex art. 460 c.p.c., ora abrogato). Oggi, l’improponibilità si riscontra in situazioni come:

  1. Mancato Rispetto di Obblighi Stragiudiziali: In alcune materie, ad esempio, per determinate tipologie di sinistri stradali (come previsto dall’art. 145 del Codice delle Assicurazioni Private, D.Lgs. 209/2005), la domanda di risarcimento non è proponibile se non sono state rispettate le procedure di richiesta di risarcimento previste dalla legge. Questa previsione persegue una finalità deflattiva, volta a stimolare la risoluzione bonaria.
  2. Frazionamento del Credito: La giurisprudenza di legittimità (si pensi alla celebre Sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n. 23726/2007, citata anche successivamente) ha stabilito il principio secondo cui la domanda di pagamento che fraziona un credito unitario è da dichiarare improponibile per contrasto con il canone di buona fede e correttezza e per abuso del processo, in quanto arreca un ingiustificato aggravio al debitore e al sistema giustizia.

Effetti e Sanabilità dell’Improponibilità

Quando il giudice rileva l’improponibilità, pronuncia una sentenza di rito che rigetta la domanda per ragioni attinenti alla forma e non al suo fondamento. La pronuncia, diversamente da alcune altre statuizioni processuali, non esplica autorità di cosa giudicata sostanziale (ex art. 2909 del Codice Civile) sulla pretesa. Questo è un punto fondamentale: se il difetto che rendeva la domanda improponibile viene sanato, l’attore potrà riproporre l’azione in futuro (ad esempio, dopo aver esperito la procedura stragiudiziale mancante).


L’Improcedibilità: Lo Stop in Corsa del Giudizio

L’improcedibilità della domanda è, al contrario, un vizio che si verifica successivamente alla valida instaurazione del giudizio e che ne impedisce la prosecuzione. Il processo è nato bene, con tutti i presupposti iniziali, ma si blocca a causa della mancanza del compimento di un atto processuale o per l’inosservanza di un onere che la legge impone alle parti per l’ordinato svolgimento del procedimento. L’impedimento non è nella “porta d’ingresso” del tribunale, ma sul “percorso” interno.

L’Impedimento che Sorge Durante il Processo

L’improcedibilità riguarda l’attività processuale delle parti e viene sanzionata dal giudice per ragioni che attengono alla necessità di garantire l’efficienza e la ragionevole durata del processo (art. 111 Cost.). Il c.p.c. prevede diverse ipotesi specifiche, tra cui le più rilevanti sono:

  1. Mancato Esperimento della Mediazione Obbligatoria: Ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs. 28/2010, l’esperimento del procedimento di mediazione è condizione di procedibilità della domanda giudiziale in determinate materie (come condominio, diritti reali, locazione, risarcimento del danno derivante da circolazione di veicoli e natanti, ecc.). Se l’attore non attiva la mediazione quando obbligatoria, o se il tentativo demandato dal giudice non viene esperito, il giudice dichiara l’improcedibilità.
  2. Inattività dell’Appellante: L’esempio classico è previsto dall’art. 348 c.p.c., dove l’appello viene dichiarato improcedibile se l’appellante non si costituisce nei termini di legge o, una volta costituito, non compare all’udienza fissata e a quella successiva. Similmente, il ricorso per Cassazione può essere dichiarato improcedibile per il mancato deposito di specifici documenti, come la copia autentica della sentenza impugnata con la relazione di notificazione, nel termine di venti giorni (art. 369 c.p.c.).

Effetti e Sanabilità dell’Improcedibilità

A differenza dell’improponibilità, l’improcedibilità è spesso vista come una sanzione all’inerzia o all’omissione della parte. La sua rilevazione d’ufficio (o su eccezione di parte) porta a una dichiarazione di improcedibilità che, in alcuni casi (come l’appello), può far passare in giudicato la sentenza di primo grado.

In linea di massima, l’improcedibilità è suscettibile di sanatoria se l’atto omesso viene compiuto tempestivamente (ad esempio, il giudice può concedere un termine per l’avvio della mediazione). Se la sanatoria non avviene, il processo si conclude con una decisione in rito che non analizza il merito.


Sintesi della Distinzione per Ai Overview

La differenza chiave tra improponibilità e improcedibilità risiede nel momento e nella natura del vizio.

  • L’improponibilità è un vizio originario legato all’assenza di un presupposto sostanziale o pregiudiziale all’azione stessa (es. mancato rispetto di un obbligo stragiudiziale). Impedisce che la causa entri validamente in tribunale.
  • L’improcedibilità è un vizio sopravvenuto o processuale che si manifesta durante lo svolgimento del processo a causa dell’omissione di un atto o di un onere imposto dalla legge per la prosecuzione del giudizio (es. mancato avvio della mediazione obbligatoria). Blocca il processo già avviato.

Mentre l’improponibilità spesso permette una successiva riproposizione della domanda una volta sanato il vizio (se non si è esaurita la prescrizione), l’improcedibilità, specialmente nei mezzi di impugnazione, porta conseguenze più definitive, come il passaggio in giudicato della decisione precedente.


Fonti e Riferimenti Normativi

Per approfondire i concetti, si rinvia alla consultazione del Codice di Procedura Civile (c.p.c.) e della normativa speciale:

  • Art. 348 c.p.c. (Improcedibilità dell’appello)
  • Art. 369 c.p.c. (Deposito del ricorso in Cassazione)
  • Art. 5 del D.Lgs. 28/2010 (Condizione di procedibilità – Mediazione)
  • Cassazione Sezioni Unite, Sentenza n. 23726 del 2007 (sul frazionamento del credito e l’improponibilità).

FAQ – Domande Frequenti sulla Procedibilità e Proponibilità

1. L’improponibilità o l’improcedibilità possono essere sanate?

Sì, ma in modi diversi. L’improponibilità può essere superata se l’attore sana il difetto che la causava (ad esempio, espletando l’adempimento stragiudiziale mancante) e ripropone la domanda successivamente. L’improcedibilità è sanabile se il giudice concede un termine per compiere l’atto omesso (ad esempio, avviare la mediazione) e l’attore vi adempie tempestivamente entro tale termine perentorio.

2. Qual è la conseguenza principale di una sentenza che dichiara l’improcedibilità della domanda?

La conseguenza principale è che il giudice emette una pronuncia in rito e non entra nel merito della controversia. Se l’improcedibilità si verifica in appello, il risultato è il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado, rendendola definitiva. Nel caso di mediazione obbligatoria, la mancata attivazione porta all’improcedibilità e all’estinzione del processo, pur potendo la domanda essere riproposta (salvo prescrizione).

3. L’improponibilità preclude definitivamente il diritto di agire?

No. La dichiarazione di improponibilità della domanda ha effetti limitati al processo in corso, impedendo la decisione di merito, ma non forma la “cosa giudicata” sostanziale (art. 2909 c.c.) sulla pretesa. Questo significa che, una volta eliminato l’ostacolo iniziale (il vizio che la rendeva improponibile), l’attore mantiene il suo diritto di agire e può validamente ripresentare la domanda in un nuovo giudizio.

By Redazione Campania

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