Affitti brevi nel mirino: la Spagna rimuove 65.000 annunci Airbnb non autorizzati

Redazione Campania

La Spagna alza la voce contro gli affitti brevi non regolamentati: il governo ha ordinato il ritiro immediato di oltre 65.000 annunci di case vacanze su Airbnb, ritenuti non conformi alle normative vigenti. L’iniziativa rientra in una più ampia strategia nazionale per arginare quella che molti considerano una crisi abitativa aggravata dal turismo di massa.

Affitti brevi nel mirino la Spagna rimuove 65.000 annunci Airbnb non autorizzati

Affitti senza licenza o informazioni incomplete

Il Ministero spagnolo per i Diritti dei Consumatori, guidato da Pablo Bustinduy, ha spiegato che la maggior parte degli annunci irregolari non includeva un numero di licenza valido o non specificava se il locatore fosse una persona fisica o una società. Una violazione, questa, delle normative in vigore pensate per garantire trasparenza e legalità nel mercato degli affitti a breve termine.

«Basta scuse. Basta proteggere chi fa business con un diritto fondamentale come la casa», ha dichiarato il ministro in conferenza stampa. Ha inoltre ribadito l’intenzione del governo di porre fine all’illegalità sistemica nel settore degli affitti turistici.

Il caso approda anche in tribunale

L’Alta Corte di Madrid ha già accolto la richiesta di rimozione per oltre 5.800 inserzioni, rafforzando la linea dura dell’esecutivo. Airbnb, però, non ci sta: un portavoce della piattaforma ha annunciato che l’azienda presenterà ricorso, sostenendo che il Ministero non abbia giurisdizione diretta in materia e accusando il governo di non aver fornito prove sufficienti.

Alcuni degli annunci rimossi, precisa Airbnb, riguardavano locazioni stagionali o residenziali, non necessariamente turistiche.

Un problema che affonda le radici nella crisi immobiliare

Il tema è particolarmente sensibile in Spagna, dove la scarsità di alloggi accessibili è diventata cronica. Dopo la crisi immobiliare del 2008, il settore edilizio non è mai riuscito a colmare il divario tra domanda e offerta. Di conseguenza, l’aumento esponenziale degli affitti brevi ha spinto i prezzi verso l’alto, rendendo le grandi città inaccessibili per molti residenti.

Secondo i dati ufficiali del governo, a novembre 2023 risultavano attive in Spagna oltre 321.000 case vacanze registrate, con un incremento del 15% rispetto al 2020. Tuttavia, si stima che molte migliaia di strutture operino senza licenza, alimentando una concorrenza sleale e una pressione insostenibile sul mercato abitativo locale.

Il caso Barcellona e il modello europeo

La città di Barcellona è stata la prima a introdurre misure radicali: nel giugno 2023, il sindaco Jaume Collboni ha annunciato che gli affitti turistici saranno completamente vietati entro il 2028, nel tentativo di restituire alla città uno stock abitativo per i residenti.

Il fenomeno, però, non riguarda solo la Spagna. Anche l’Italia e la Croazia stanno introducendo politiche restrittive per contrastare gli effetti negativi del turismo mordi e fuggi. Come sottolineato dalla Commissione Europea, l’obiettivo è bilanciare lo sviluppo turistico con il diritto alla casa e alla vivibilità urbana.


Conclusione: tra regolamentazione e diritto all’abitare

La battaglia tra piattaforme globali come Airbnb e governi locali è solo all’inizio. Da una parte c’è l’opportunità economica che gli affitti brevi offrono a proprietari e territori turistici; dall’altra, c’è la crescente consapevolezza che la casa non può essere solo una merce.

La Spagna, con la sua azione decisa, si propone come modello europeo di regolamentazione del settore, e il caso sarà osservato con attenzione da altri paesi alle prese con dinamiche simili.

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