La figura del dirigente scolastico, spesso ancora comunemente chiamata preside, ha subito nel corso degli anni una profonda trasformazione normativa e organizzativa. La riforma del sistema scolastico italiano, avvenuta alla fine degli anni ’90, ha ridefinito in modo sostanziale il ruolo e le competenze del capo d’istituto, attribuendogli nuove responsabilità, in linea con l’autonomia scolastica introdotta nello stesso periodo. Questo articolo analizzerà la differenza tra i due termini, spiegando come la figura del dirigente scolastico si sia evoluta dalla tradizionale figura del preside.
La figura del preside: ruolo storico
Prima della riforma del 1999, il preside era la figura di riferimento per la direzione delle scuole secondarie, mentre per le scuole elementari e medie la carica equivalente era il direttore didattico. Il preside aveva compiti principalmente legati alla gestione amministrativa e organizzativa della scuola, nonché alla supervisione delle attività didattiche e alla disciplina degli studenti.
Il ruolo del preside era dunque fortemente legato alla gestione ordinaria della scuola, con una funzione di controllo sugli insegnanti e di raccordo con il Ministero dell’Istruzione, ma con un margine di autonomia molto limitato. Questo rifletteva il modello di scuola centralizzata e gerarchica in vigore in Italia fino a quel momento.
La riforma del 1999 e l’autonomia scolastica
Il punto di svolta arriva con il Decreto Legislativo 59/1998 e successivamente con il Decreto Legislativo 165/2001, che introducono e regolamentano la figura del dirigente scolastico. Questa riforma si inserisce nel più ampio contesto della legge sull’autonomia scolastica (Legge n. 59/1997), che ha riconosciuto alle istituzioni scolastiche maggiore libertà decisionale in ambito didattico, organizzativo, finanziario e di gestione delle risorse.
La riforma, di fatto, ha abolito le figure del preside e del direttore didattico, sostituendole con quella unificata del dirigente scolastico, attribuendogli status dirigenziale all’interno della pubblica amministrazione. Il dirigente scolastico è dunque equiparato, sotto molti aspetti, agli altri dirigenti dello Stato, con responsabilità giuridiche, gestionali e amministrative molto più ampie rispetto al passato.
Le competenze del dirigente scolastico
Il dirigente scolastico ha oggi competenze che vanno oltre la semplice gestione amministrativa della scuola. Tra le sue responsabilità principali troviamo:
- Gestione delle risorse umane: Il dirigente scolastico coordina il personale docente e non docente, svolge funzioni di leadership educativa e garantisce l’attuazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), documento che definisce la mission e la vision della scuola.
- Gestione finanziaria e patrimoniale: Il dirigente è responsabile dell’utilizzo delle risorse finanziarie assegnate all’istituto, e si occupa della gestione del bilancio, assicurando trasparenza e correttezza amministrativa.
- Autonomia organizzativa: Nell’ambito dell’autonomia scolastica, il dirigente può adottare modelli organizzativi innovativi e gestire l’orario delle lezioni, gli organici e le attività didattiche, in collaborazione con il corpo docente e gli organi collegiali.
- Rapporti con le famiglie e con il territorio: Il dirigente scolastico ha un ruolo chiave nel creare relazioni efficaci con le famiglie degli alunni, con gli enti locali e con il territorio circostante, per promuovere un’educazione inclusiva e integrata.
- Valutazione e miglioramento: Il dirigente è coinvolto nei processi di autovalutazione dell’istituto e nell’attuazione di piani di miglioramento, basati su indicatori di qualità stabiliti a livello nazionale.
Differenze tra preside e dirigente scolastico
La principale differenza tra il preside e il dirigente scolastico risiede nelle competenze e nei poteri. Mentre il preside era un funzionario con responsabilità limitate e subordinato alle direttive del Ministero dell’Istruzione, il dirigente scolastico gode di una maggiore autonomia decisionale e ha la responsabilità di gestire l’istituzione scolastica come un vero e proprio ente dotato di autonomia giuridica e amministrativa.
Un’altra differenza rilevante riguarda il processo di selezione: mentre il preside veniva nominato attraverso concorsi pubblici riservati al personale scolastico con determinate anzianità di servizio, il dirigente scolastico è selezionato attraverso un concorso nazionale, aperto anche a chi ha conseguito titoli dirigenziali al di fuori dell’ambito strettamente scolastico. Questo riflette la natura manageriale del ruolo attuale.
L’uso dei termini oggi
Nonostante la figura del preside non esista più formalmente dal punto di vista giuridico, il termine continua a essere utilizzato nel linguaggio comune. Spesso, sia studenti che famiglie si riferiscono ancora al dirigente scolastico come “preside”, soprattutto nelle scuole secondarie. Questo è dovuto al fatto che per molti decenni il termine “preside” ha rappresentato il capo d’istituto nelle scuole italiane, e la nuova terminologia stenta ad affermarsi del tutto.
Conclusioni
In sintesi, la figura del dirigente scolastico rappresenta l’evoluzione del vecchio preside, con una trasformazione che rispecchia il passaggio verso una scuola più autonoma e flessibile, capace di rispondere meglio alle esigenze locali e alle sfide educative contemporanee. Il dirigente scolastico oggi non è solo un amministratore, ma un vero e proprio leader educativo, con competenze gestionali e organizzative che vanno ben oltre quelle del passato. Tuttavia, nel linguaggio quotidiano, il termine “preside” rimane ancora molto diffuso, testimoniando il forte legame con la tradizione scolastica italiana.