Realizzare un pozzo artesiano in Italia richiede una serie di permessi e autorizzazioni specifiche, disciplinati da normative ambientali, regionali e comunali. Le autorizzazioni variano a seconda dell’uso del pozzo (domestico, agricolo, industriale) e della profondità prevista.

Cos’è un pozzo artesiano?
Un pozzo artesiano è un’opera idraulica che sfrutta la pressione naturale delle falde acquifere per far emergere l’acqua in superficie senza l’ausilio di pompe. Per la sua realizzazione sono necessarie autorizzazioni ambientali e idrogeologiche, poiché incide sul patrimonio idrico sotterraneo.
Permessi e iter autorizzativi
1. Domanda alla Regione o Provincia (Ufficio Risorse Idriche)
La competenza è regionale o provinciale, ma talvolta anche comunale. Occorre presentare una richiesta di concessione per l’utilizzo delle acque sotterranee, ai sensi del Regio Decreto 1775/1933 (T.U. sulle Acque e sugli Impianti Elettrici) e delle leggi regionali in materia idrica.
2. Autorizzazione allo scavo (permesso di perforazione)
Per scavare un pozzo, è necessaria un’autorizzazione allo scavo. Questo permesso viene rilasciato dopo valutazione ambientale e geologica.
3. Concessione di derivazione d’acqua
Per utilizzare l’acqua emunta, è obbligatorio richiedere una concessione di derivazione d’acqua pubblica. Questa concessione è temporanea o permanente, a seconda dell’uso:
- Uso domestico: in genere sono previsti iter più snelli, ma sempre subordinati a comunicazione/autorizzazione.
- Uso agricolo o industriale: richiede maggiori controlli, valutazioni d’impatto e può essere soggetto a canoni annui.
4. Autorizzazione paesaggistica/ambientale (se necessaria)
In aree vincolate (es. parchi, zone SIC, aree protette), può essere richiesta anche l’autorizzazione paesaggistica, ai sensi del Codice dei Beni Culturali (D.lgs. 42/2004).
5. Comunicazione ad ARPA e ASL
Una volta realizzato il pozzo, è necessario comunicare i dati di perforazione e le caratteristiche tecniche ad ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) e, in caso di utilizzo per consumo umano, anche all’ASL.
Documentazione generalmente richiesta:
- Relazione geologica e idrogeologica
- Progetto tecnico del pozzo
- Carta dei vincoli ambientali
- Relazione di impatto sull’acquifero
- Modulo di richiesta concessione uso acque
- Estremi catastali e proprietà del terreno
Riferimenti normativi principali
- R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 – Testo Unico sulle Acque
- D.lgs. 152/2006 – Codice dell’Ambiente
- D.lgs. 42/2004 – Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio
- Normative regionali (es. Regione Lombardia: Regolamento 2/2006)
Fonti ufficiali e approfondimenti
- ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale:
https://www.isprambiente.gov.it - Normattiva – Banca dati della normativa vigente:
https://www.normattiva.it - Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica:
https://www.mase.gov.it - Siti web regionali (es. Regione Lazio:
https://www.regione.lazio.it/ambiente/acque)
Consiglio legale
Prima di iniziare qualsiasi intervento, rivolgiti a un geologo e a un legale specializzato in diritto ambientale, in quanto scavi non autorizzati costituiscono reato ai sensi del Codice Penale (potenziale violazione degli artt. 633 e 635 c.p.) e possono comportare sanzioni amministrative e penali, oltre all’obbligo di ripristino.