L’argomento del richiamo in servizio senza assegni per il personale militare italiano ha guadagnato rilevanza e interesse negli ultimi anni, specialmente alla luce delle recenti modifiche normative e delle interpretazioni giuridiche. Questa pratica, radicata nella storia militare e previdenziale italiana, riguarda il richiamo in servizio del personale militare in congedo, che può essere effettuato sia con che senza la corresponsione di assegni aggiuntivi, avendo importanti implicazioni sia per i diretti interessati che per l’Amministrazione della Difesa.

Definizione e Normativa di Riferimento
Il richiamo in servizio senza assegni si basa su disposizioni normative specifiche, le quali trovano fondamento in storici decreti, come il R.D. 31 dicembre 1928, n. 3458, e sono state successivamente integrate e modificate da leggi e decreti legislativi, tra cui il decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, che codifica l’Ordinamento militare. La possibilità di richiamo in servizio è prevista sia per ufficiali che per sottufficiali, a seconda delle esigenze dell’Amministrazione della Difesa e di altre Pubbliche Amministrazioni, che possono avvalersene per colmare specifiche necessità operative non soddisfabili con il personale in servizio attivo.
Processo e Condizioni
Il richiamo in servizio può avvenire “con o senza assegni”, definendo “senza assegni” quella situazione in cui il trattamento pensionistico del militare richiamato non viene sospeso e non si prevedono emolumenti aggiuntivi oltre alla pensione già percepita. Questa modalità ha effetti diretti sul calcolo dell’indennità di buonuscita e del Trattamento di Fine Servizio (TFS), poiché i periodi di servizio svolti in questa forma vengono conteggiati ai fini del calcolo di tali prestazioni.
Implicazioni Previdenziali e Amministrative
Negli ultimi anni, su pressione delle interpretazioni ministeriali e delle esigenze di adeguamento normativo, si è assistito a un rinnovato interesse verso la riliquidazione del TFS per il personale militare richiamato senza assegni. La circolare INPS n. 159 del 28 ottobre 2021 rappresenta un punto di svolta, riconoscendo la necessità di ricalcolare l’indennità di buonuscita per coloro che sono stati richiamati in servizio senza oneri aggiuntivi.
Criticità e Dibattito
Nonostante la chiarezza normativa e le direttive amministrative, la pratica del richiamo in servizio senza assegni solleva questioni di equità e gestione delle risorse umane all’interno delle Forze Armate. Vi è una certa disparità nell’applicazione dei richiami tra i diversi gradi militari, con una prevalenza di richiami tra i gradi più alti, il che potrebbe generare tensioni e percezioni di ingiustizia. Inoltre, il costo associato a questi richiami, nonostante la mancanza di assegni aggiuntivi, comprende benefici indiretti e costi operativi che l’Amministrazione deve considerare nel bilancio delle forze armate, sollevando questioni di sostenibilità finanziaria e impatto sulle carriere dei militari in servizio permanente.
Conclusioni
Il richiamo in servizio senza assegni del personale militare rappresenta una tematica complessa, che interseca questioni giuridiche, amministrative, e di gestione delle risorse umane. Sebbene offra una flessibilità operativa all’Amministrazione della Difesa e altre P.A., richiede un’attenta valutazione delle implicazioni previdenziali, finanziarie e organizzative, nel contesto di una gestione equa e trasparente del personale militare.